ADIGE ETSCH ADESE

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L’Adige "scorre" i suoi primi passi attraverso la Val Venosta e incontra storia, arte, paesaggio.

Testo e Foto: Gianni Bodini

Ho tanti nomi e con i miei 410 chilometri sono il secondo fiume d’Italia. Nasco nei pressi del passo di Resia a 1550 metri di quota e mi getto nell’Adriatico non lontano da Chioggia. I primi 70 chilometri li scorro in Val Venosta, che abbandono a Tell, sopra la conca di Merano dopo aver perso 1000 metri di dislivello. Nella parte più alta del mio percorso attraverso due laghi (da uno dei quali sbuca dalle acque l’ormai arcinoto campanile di Curon), e poi proseguo attraverso campi e pascoli, sovrastati dalle alte cime del gruppo Ortles-Cevedale e dai ghiacciai che alimentano i mie affluenti, fino a lambire le mura di Glorenza, nota come la città più piccola d’Italia. Da qui in avanti il mio corso è stato imbrigliato, raddrizzato e in parte snaturato, per permettere nel 1906 la costruzione della linea ferroviaria Merano-Malles che si snoda per lunghi tratti sugli argini rialzati. In questo modo il fondovalle è stato bonificato e gli acquitrini, gli stagni e i meandri sono diventati terreni coltivabili e ben presto si sono trasformati in una gigantesca monocoltura, che mi accompagna fino al confine con il Trentino. Dopo Glorenza raggiungo e divido in due Lasa, il paese famoso ormai in tutto il mondo per le sue cave di marmo, poi dopo la gola del Latschander sbuco sotto la rocca sulla quale troneggia il castello di Castelbello, anch’esso ricco di storia e di storie. A Naturno il mio corso, grazie ai consistenti apporti dei torrenti della Val Martello e della Val Senales, assume già una certa importanza. Qui si trova la chiesetta di san Procolo, un gioiello storico e artistico, con stupendi affreschi del VII secolo mentre la chiesa parrocchiale di Naturno è dedicata a San Zeno, e guarda caso ritroviamo la stessa costellazione a Verona, città attraversata dalle mie acque! Ormai mi mancano pochi chilometri prima di abbandonare la Val Venosta e proseguire nella valle dell’Adige, ma a Rablà vi offro un altro gioiello: la pietra miliare che testimonia il passaggio della antica via romana Claudia Augusta. Già perché duemila anni fa, quando l’impero romano in espansione raggiunse le rive del Danubio, i romani costruirono una strada che attraversava la catena alpina, ma allora preferirono seguire il corso dell’Adige per poi raggiungere il valico di Resia, e solo quindici secoli dopo il Brennero divenne la via commerciale più importante! Oggi lungo l’antico percorso si snoda una pista ciclabile molto frequentata che segue per lunghi tratti le mie rive! Insomma, chi volesse seguire il mio corso a piedi, in bici o persino in gommone non ha che l’imbarazzo della scelta: da Resia a Merano oltre al paesaggio ci sono castelli, borghi, musei e quant’altro da visitare, io ve ne ho suggeriti solo alcuni.

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